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Viola da gamba, arciliuto e due voci nuova veste per i «Corali» di Bach Era l'organo lo strumento prediletto di Johann Sebastian Bach (1685-1750); la sua "voce" naturale, a cui ha sempre affidato le linee portanti del proprio pensiero musicale. Le opere dedicate a canne, tastiera e pedali ci permettono di raggiungere il fulcro dell'esperienza creativa bachiana: quello delle più ardite sperimentazioni speculative e aritmetiche (l'Arte della Fuga o l'Offerta musicale), dei grandi compendi di melodia e virtuosismo (i Concerti trascritti da Vivaldi o le celebri Toccate e Fughe), ma anche dei sublimi Corali, frutti di un sapiente e devoto lavoro di commento alle celebrazioni religiose. Proprio su quest'ultima forma compositiva il maestro tedesco ha incentrato il suo Orgelbüchlein, il «Piccolo Libro d'Organo» nel quale, come recita il frontespizio, «si offre a un organista principiante il metodo per sviluppare in tutte le maniere un Corale». Un quaderno in cui la pratica si affianca alla teoria, dove la funzionalità liturgica si combina con l'intento propriamente didattico e pedagogico, come emerge dalla stessa dedica dell'opera: «All'Altissimo Iddio solo per onorarlo e al prossimo perché si istruisca». Le 46 pagine di questa piccola raccolta musicale " in realtà incompiuta, perché l'impianto generale prevedeva un totale di 164 brani " rappresentano un microcosmo sonoro di assoluta perfezione, misterioso e affascinante scrigno che si apre di fronte alla scoperta dell'interpretazione. Ardita nell'intenzione ma encomiabile per esiti artistici è quella offerta dall'Ensemble Mare Nostrum diretto da Andrea De Carlo, autore di un minuzioso lavoro di orchestrazione che affida a viole da gamba, arciliuto e organo portativo il compito di accompagnare i timbri di soprano delle due voci soliste (cd pubblicato da MA Recordings e distribuito da Sound and Music). Una suggestiva, possibile via di accesso al mondo di riferimento dell'Orgelbüchlein, dove la purezza, il rigore e la trasparenza della ricca scrittura contrappuntistica si fondono con la profondità degli spunti di riflessione e contemplazione, lasciando emergere quello che la partitura bachiana pare lasciare sospeso tra i righi del pentagramma: il canto intimo dello spirito, voce di un'anima che si racconta e che schiude l'ascolto verso sfere celesti.
 

Andrea Milanesi

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